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O L E O L I T I
Buongiorno Biolandine!
A tutte noi è capitato di usare olio di calendula,olio di camomilla (non parlo di quello essenziale),olio di arnica e tanti altri. Questi sono chiamati oleoliti che sono ottenuti con una pratica che usa gli oli come solventi per estrarre i principi attivi liposolubili presenti nelle diverse piante tramite macerazione a freddo o a caldo. Quindi in poche parole questi principi attivi mediante gli oli possono essere estratti. Gli oleoliti sono stati esclusi ,penalizzati soprattutto dalla comparsa sul mercato di preparazioni topiche più leggere ma anche perché abbiamo la tendenza, ultimamente,di non aver la pazienza oppure di eliminare le cose con la preparazione troppo semplice pensando che non valgono. Invece sbagliamo! Gli oleoliti manifestano una particolare affinità con la pelle,mantenendo la sua elasticità, apportando tutti i principi attivi di cui la pianta è ricca. Hanno un uso sia cosmetico che curativo ;essendo queste due caratteristiche collegate tra loro possiamo già capire la loro grande importanza. Sono ottimi oli da massaggio,si possono aggiungere alle creme corpo e viso(mai nel prodotto già pronto,meglio aggiungerli solo alla quantità di prodotto usato in quel momento oppure possono rappresentare la cascata di grassi quando queste si preparano). Si possono usare da soli sulla pelle umida dopo la doccia ma soprattutto per diverse problemi della pelle(scottature, infiammazioni cutanee, eruzioni cutanee), dolori muscolari,contratture, infiammazioni articolare(prima consultare sempre il medico).
Tenendo conto del tipo di principi attivi estratti prima di procedere a produrre un oleolito bisogno informarsi bene sulla pianta che vogliamo usare. Teniamo conto anche dell’utilizzo che faremo, sceglieremo con attenzione sia l’olio vettore sia la pianta! Sono preferibili gli oleoliti ottenuti con una sola droga , eventualmente si possono mischiare oleoliti diversi già pronti ,per ottenere diverse proprietà. Singolarmente gli oleoliti saranno usati per le proprietà dovute alla pianta (foglie,fiori,radici,resine…)e all’olio con cui sono stati prodotti. È molto importante scegliere oli resistenti all’irrancidimento: olio di oliva( ricco di tocoferolo, antiossidante) ,olio di vinaccioli,olio di crusca di risco (grazie alla presenza di gamma orizanolo dovrebbe avere una più grande resistenza).
Si possono aggiungere ,all’oleolito finito,
anche oli essenziali sempre scegliendo tra quelli più adatti alle nostre esigenze e che siano in linea con le proprietà dell’oleolito.
Il conservante nell’oleolito non è necessario, soprattutto se si è fatto attenzione durante la sua preparazione, tuttavia ci sono alcune sostanze che aggiunte possono evitare l’ossidazione,l’irrancidimento :il più utilizzato è il tocoferolo.
Le piante usate devono essere pulite,non trattate chimicamente,raccolte in condizioni ottimali caratteristiche ad ogni pianta.
In più delle volte si tende ad usare la pianta secca per scongiurare il problema dell’acqua presente naturalmente nella pianta fresca,che può dare problemi di conservazione dell’olio, evitando sia la battericità che l’irrancidimento. Ma ci sono anche dei casi in cui è necessario usare piante fresche( melissa,arnica,iperico).
Per sfruttare al meglio le proprietà della droga è meglio sminuzzarli prima ,riducendola in semipolvere. Se la pianta è fresca si farà prima asciugare qualche ora e poi si pesta ma non si otterrà una polvere come da quella secca. Si mischia all’olio e si gira . Dopo aver mescolato bene siamo pronte a metterlo nel suo vasetto (preparato e sterilizzato in precedenza) e procedere con uno dei metodi di ottenere un oleolito. Non si deve mai esagerare con le quantità ,tenendo sempre conto dell’utilizzo che dovremo fare ,in genere si usa una parte droga e due parti olio per pianta secca e per pianta fresca: tre parti pianta e due olio. C’è chi usa ancora di meno come pianta.
1. Digestione a freddo è quel metodo che noi usiamo in più delle volte. È un procedimento lungo in cui il nostro futuro oleolito si mette a riposare per circa 40 giorni,in un luogo asciutto e buio. Le piante usate sono quelle secche.Avere l’accortezza di chiudere bene il barattolo e scuoterlo almeno 3 volte a settimana. Finito il tempo si passa al filtraggio
2. Digestione a calore solare è un metodo che si usa soprattutto se si vuole ottenere un oleolito con la pianta fresca. Prepariamo olio e la pianta come già descritto ma invece di metterlo al buio lo lasciamo al sole. Di giorno coperto con un telo con trama non proprio stretta stretta e la sera si ritira in casa al buio. Per ottenere un oleolito con questo procedimento si avrà bisogno di 15 giorni dopodiché si passa al filtraggio. Dopo il filtraggio sarebbe meglio lasciare riposare l’oleolito in un vaso coperto almeno 4 giorni per osservare se c’è ancora acqua(ne uscirà sulla superficie e vera assorbita con una siringa )
3. Digestione a bagnomaria quando il vaso con la miscela si mette a scaldare, come dice proprio il nome ,a bagnomaria e si fa bollire per almeno 3 ore. Il barattolo non deve avere un coperchio in caso di droga fresca(meglio un telo stretto) . Fare attenzione di non fare andare acqua dentro il barattolo. Al fine del tempo si fa raffreddare e si passa al filtraggio.
Il filtraggio dovrebbe avere due tempi: il primo si realizza con un filtro di cotone, premendo bene la pianta impregnata di olio e fare uscire tutto l’oleolito. Se cadono dei residui non vi preoccupate perché dopo averlo messo al riposo due giorni ripetiamo l’operazione usando un panno pulito (ancora più fitto). Chiudete bene il vaso,tenetelo sempre in un luogo fresco, asciutto,buio e preferibilmente usate il vetro scuro. È molto importante la sterilizzazione dei vasi: sia quello di preparazione sia quello di mantenimento!
Oleoliti sono ottimi trasformati in unguenti!
Gli avete mai provati?(foto presa dal web)
grazie alla nostra Cristina Lechea
